Ritorno, Brexit and all that.

 

27 Giugno 2016

Credit NY Times
Credit NY Times

Finalmente sono tornata dopo due settimane in Zambia, dove sono andata per lavoro. Se mi seguite da un pò sapete che lavoro in emerging markets e viaggio spesso e regolarmente in posti improbabili o insoliti appunto per lavoro.

Finalmente sono tornata a quella che un tempo avrei chiamato casa, quel paese in cui ho scelto di vivere circa 12 anni fa e che oggi quasi non riconosco più e parlo della Gran Bretagna. I recenti avvenimenti, di cui non si parla d’altro, dello scorso giovedi stanno prendendo il sopravvento e vi assicuro che non si respira un’aria tranquilla. Il livello di incertezza sta aumentando giorno dopo giorno e la preoccupazione di tutte quelle persone “straniere” in terra inglese si fa sentire.

Con l’articolo di oggi ne approffitto per parlarvi di ciò che penso e di ciò che effettivamente si può capire solo da una prospettiva di un’immigrata a Londra, perchè così mi sento oggi.

Giovedi scorso gli Inglesi hanno espresso la loro decisione, hanno deciso per la fuoriuscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Prima di tutto vorrei fare una piccola premessa per capire come effettivamente il voto sia distribuito nel territorio, chi ha votato e come. Hanno partecipato al voto tutti i residenti Inglesi del Regno Unito e Irlanda del Nord, a questi si sono aggiunti tutti gli elettori del Commonwealth, dell’Irlanda, che risiedono nel Regno Unito a questi si aggiungono anche Malta e Cipro.  Il Commonwealth è quell’associazione volontaria di stati che condividono una storia comune con in Regno Unito e che un tempo facevano parte dell’impero.

Nell’analisi del voto alcuni punti emergono in maniera determinante:

  • La Scozia ha votato per il 62% per restare in Europa. Faccio tanto di cappello a Nicola Sturgeon, il Ministro Scozzese dello Scotland National Party, la quale ha detto che la Scozia e gli Scozzesi sono onorati che gli Europei hanno deciso di fare della Scozia la loro casa! Sarà lei a far pressione su Westminster, sulla base degli interessi che la Scozia ha di restare in Europa. Probabilmente ci sarà un nuovo referendum per l’Indipendenza Scozzese. So dove andare allora!
  • Chi ha votato per il NO sono soprattutto certe zone rurali, mentre Londra ha votato per il Remain. Non vi erano dubbi se si considera che la maggior parte della forza lavoro londinese è data dai “migrants” non solo nei ruoli più bassi ma anche in moltissimi prestigiosi e pubblici come nel sistema sanitario, educazione etc,
  • Mentre i giovani hanno votato per il Remain, gli adulti hanno votato per il Leave, prospettiva egoistica e di certo non lungimirante.
  • I votanti del Commonwealth hanno votato per il Leave, chiaramente perchè vedono solo il riferimento alle procedure di immigrazione per loro e non ai benefici che il restare in Europa includono, per esempio i famosi accordi economici con i Paesi Vicini e gli African- Caribbean-Pacific Countries soprattutto quando si parla di vendere ed importare prodotti agricoli e non solo o la libera circolazione di persone.

Un errore fondamentale che ha determinato il voto è stata la scarsa incisività della campagna elettorale da entrambe le parti sia del Remain sia del Leave. I partiti politici hanno entrambi perso la loro identità considerando che entrambi erano divisi tra il Remain e il Leave e tuttor’ora lo sono basta vedere le diverse cadute sia da parte Laburista che Conservatrice ( fino a stamattina erano tredici gli Shadow Ministers che hanno abbandonato) e francamente sto sperando anche nella caduta di Jeremy Corbyn , il Leader Laburista.

Entrambe le campagne sono colpevoli di non aver fatto una campagna cosciente ed educativa nei confronti dell’elettore. Molti degli argomenti che avrebbero giocato un ruolo fondamentale non sono stati espressi o almeno non nella maniera dovuta. Ci aspetta la caduta della sterlina, un’inflazione notevole, generale aumento del costo della vita, caduta dei salari, aziende in crisi, riduzione delle entrate e cosi via. Nonchè una crisi sociale di divisione regionale e sociale senza precedenti qui nel Regno Unito. Ho sentito da amici che ormai anche lunghe le strade gli immigrati vengono invitati ad andarsene. È chiaro che non siano tutti cosi, ma alimentare questi estremismi non è di certo d’aiuto.

Accuso l’ipocrisia dei promotori del Leave Campaign tra cui Boris Johnson, ex-sindaco di Londra e Nigel Farage ex leader dell’UKIP, i quali  stanno ora prendendo tempo sostenendo che non ci sia fretta per le negoziazioni di uscita. Questo in un certo senso potrebbe celare le vere motivazioni e aspirazioni dei diversi politici in gioco, non ultimo lo stesso ex-sindaco di Londra Boris Johnson, il quale ambisce alla sedia da Primo Ministro. Che sia vero?

Cosa succederà ora? Ancora è presto per dirlo. Di stamattina presto è stato il discorso del Cancelliere Britannico, George Osborne, il quale nel suo discorso tutto inteso a rasserenare i mercati, sostiene che tutto è sotto controllo e che sta discutendo con le varie parti in gioco per calmare gli animi e trovare una soluzione soddisfacente. Vorrei proprio vedere quale sia il suo piano d’emergenza,

Di certo il mio modesto punto di vista mi fa pensare agli alti costi che la Gran Bretagna dovrà sostenere, non solo per risolvere i problemi immediati ma anche quelli futuri. Dovrà ricominciare da capo con le varie negoziazioni economiche e diplomatiche, nonchè tenere sotto controllo i diversi problemi statali come i confini, le spese militari, nonchè la necessita’ di forza lavoro qualificata. Confidano sull’avere gli stessi diritti e condizioni della Norvegia o della Svizzera, in Europa. Ne dubito considerando che mentre questi ultimi mantengono un ruolo di disinteresse globale per una protezione interna, la Gran Bretagna aspira ad essere sempre una grande potenza, al centro delle dinamiche internazionali, non solo economiche ma soprattutto politiche.

Mi rammarica solo che ciò che faceva di questo paese una forza, stia man mano venendo meno. Il Melting Pot, il crogiuolo di razze e identità diverse è ciò che rende forte questo paese non solo per la diversità culturale ma anche per il peso economico che noi stranieri in terra inglese portiamo avanti e contribuiamo alle casse statali. E dire che io volevo cambiare casa di questi tempi! Dovro’ aspettare almeno fino a che le acque si siano calmate un po’!

Quello che non hanno ancora ben capito è che la Pax Britannica è terminata da tempo e ora il Regno della Regina non ha nè le risorse nè le forze per ritornare allo splendore di un tempo. Non almeno individualmente. Together we are better. Ha anche perso l’occasione per essere un leader in Europa e contribuire alle decisioni prese, e a posizioni che avrebbero potuto aiutare non solo il Regno ma tutta l’Europa ad essere al centro del mondo.

L’Europa è ad una svolta ma come si evince dalle notizie non è alla fine, anzi i 6 paesi fondatori si stanno mobilitando per la svolta e per il cambiamento e stanno premendo per un’uscita rapida e indolore per il Regno Unito.

Da Europeista convinta, sono certa che l’EU si rimetterà in sesto più forte che mai, mentre la Gran Bretagna se ne pentirà. Speriamo solo che la pace continui.

Il Regno Unito ha deciso di nuotare solo, vediamo come riuscirà a restare a galla. Io intanto ho firmato la petizione e se siete residenti nel Regno Unito vi invito a fare altrettanto, il link e’ qui

Ciao Stelline alla prossima

Laura

 

 

Disclaimer – Ci tengo a precisare che questo articolo e’ frutto della mia opinione personale, non sono una giornalista di professione e faccio riferimento a fatti accaduti e riportati sui notiziari.

 

19 thoughts on “Ritorno, Brexit and all that.

  1. Mi trovi d’accordo su molti aspetti del tuo punto di vista. Neanche io sono una giornalista, ho un’infarinatura economica dovuta ai miei studi universitari (sono laureata in Economia Aziendale) che mi permette di capire di non avere le competenze per prendere una decisione che riguarda mercati finanziari, politica internazionale, politica economica, monetaria ecc.
    Io sono sempre più fermamente convinta che questioni come queste non siano da sottoporre all’opinione pubblica che vota di pancia, senza avere la minima cognizione delle conseguenze del proprio voto per la nazione e l’economia nazionale.

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    1. Se tu pensi che i piu’ grandi promotori della campagna di uscita sono il The Sun e il Daily Mail, i tabloids piu’ trash del trash che si possano mai leggere. Hai detto tutto di chi ha votato e su quali basi. La colpa pero’ va anche agli altri per non aver fatto una campagna piu’ incisiva e ora si leccano le ferite.
      Sono tempi difficili, di una Gran Bretagna segnata e colpita e soprattutto divisa. Spero solo prendano le decisioni piu’ giuste per il paese e per tutti noi
      Grazie per essere passata

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  2. Io rispetto il voto democratico ma bisogna dire che evidentemente c’è un malcontento è una disinformazione che devono far riflettere. Spero che ora si prendano le misure necessarie per rimediare , per quello che può essere, il danno perché un Europa senza Gran Bretagna è impensabile!

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  3. Il mio corso di laurea si occupa di Economia e Management a livello internazionale, quel (poco) che ricavo dai miei studi è che la situazione fa paura, posso solo immaginare come sia il clima lì. Ed è impensabile che i partiti non abbiano informato a sufficienza gli elettori.

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      1. Davvero l’atmosfera e’ cambiata e l’ostilita’ e’ decisamente palpabile. Se certe tendenze xenofobe sono sempre esistite (lavorando come Visitor Assistant in un grande museo mi e’ capitato di incontrare qualche persona che non amava gli stranieri nel corso degli anni) ma se prima certe idee erano tenute piu’ nascoste per amore del politically correct, sembra che dopo Brexit queste persone si sentano autorizzate ad esprimere le loro idee apertamente… Spero che la cosa si calmi con il tempo 😦

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  4. Certo far votare una popolazione mal informata ha generato questo casino. Purtroppo credo che un paese va a rotoli finché avremo a capo dei politici corrotti che ambiscono al potere. Un po’ come succede qui. A mio parere c’era comunque da immaginare un’uscita dall’Europa. Se pensi che la gran Bretagna non ha mai voluto la moneta unica. Comunque bellissimo articolo Laura. Bravissima.

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