10 April 2016
Leggendo un articolo su Stylist della scorsa settimana, mi è venuta l’ispirazione per questo tipo di articolo.

Sapete qual è il blush più venduto al mondo in assoluto? È il blush proposto da Nars, conosciuto con il nome di Orgasm. Un nome, una garanzia? Questo non posso dirlo, però di Orgasm ne sono venduti 2 ogni minuto nel mondo! Che sia il nome o il prodotto a farlo vendere cosi tanto? Chi può dirlo. Però Orgasm non è l’unico prodotto con un nome ambiguo venduto dalla stessa azienda. Se Orgasm non dovesse bastare potete infatti sempre puntare su Super Orgasm, Deep Throat, Sin, Seduction, Love Joy, G-Spot, Undress Me o Sex Appeal oppure con i rossetti con Sex Machine e Fire Down Below. La chiave (?) di questi prodotti sta nelle loro tonalità che riproducono o aiutano a riprodurre il colorito dell’after sex che si crea sulla pelle appunto, dato dall’afflusso di sangue ai capillari. Un colore che le grandi aziende cercano di riprodurre.
Come Nars, anche altre grandi marche stanno a poco a poco optando per nomi molto evocativi per i loro blush per esempio Urban Decay propone Sex on Fire o Quickie, Smashbox propone O-Glow, Too Faced ha How deep is your love e Illamasqua ha Lover o Thrust come blush e Kink come colore di smalto per unghie mentre OPI ha nell’edizione James Bond il lacquer Pussy. Il premio più alto va comunque a Too Faced, solo loro potevano chiamare un mascara Better than Sex.

Perchè le aziende scelgono nomi cosi espliciti dal punto di vista sessuale per i nomi dei loro prodotti? Che ci sia una certa psicologia del fenomeno shopper non c’è dubbio, soprattutto quello femminile.
Il sesso vende. È un dato di fatto, lo dimostra il successo di Fifty Shades of Grey, che nonostante sia una trilogia di libri poveri dal punto di vista stilistico e di contenuto, hanno venduto oltre 125 milioni di copie nel mondo. Però credo che ancora ci sia quella forma di riservatezza che non permette soprattutto alle donne di comprare apertamente qualcosa per soddisfare o solo rappresentare i propri desideri più intimi e nascosti.
Comprare un libro o un prodotto di makeup dal nome evocativo e soprattutto intrigante e con riferimento al sesso, stimola probabilmente il subconscio e i desideri più intimi concedendo il peccato che altrimenti sarebbe socialmente non accettabile.
Non sono certo una puritana e non mi scandalizzo per questi nomi, e di certo non scelgo un prodotto su un altro solo per un nome. Però che sia questo un modo subdolo per vendere prodotti? Visto che non vedo la necessità di chiamare un blush Orgasm, il dubbio persiste.
Cosa ne pensate? Ci avevate mai fatto caso? Siete d’accordo con me? Sono curiosa di leggere la vostra opinione.
Ciao Stelline alla prossima e grazie per aver letto l’articolo.
Laura
Con me non “piglierebbero”… non faccio mai caso ai nomi dei prodotti!!! Anzi, per tanto tempo non ho nemmeno saputo ne avessero uno…
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Anche io non li guardo mai ed ora, con l’età, faccio pure fatica a leggerli……
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Mi godo gli ultimi anni (7/8 secondo il mio oculista) di buona vista da vicino!
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😘
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lol
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Però il colore del blush non è male …. Dovrebbe dare quella che i francesi chiamano una “bonne mine” bel colorito naturale
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E questi ne hanno solo il nome, esistono pure quelli con una forma esplicita 😂
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Se si tratta di un invito va anche bene un nome un po’ esplicito. E’ molto peggio se si tratta di un “invece” 😇
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😋
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lo dici ad una che usa un profumo che si chiama “putain de palace” !!! ahahaha No sinceramente i nomi non mi interessano e non ci faccio troppo caso. Il mio profumo mi piaceva a prescindere dal nome! Ma credo che chi scelga una cosa piuttosto che un’altra lo faccia per provocare una reazione negli altri (positiva o negativa).. poi.. if it makes you happy.. it can’t be that bad.. no? 😀
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That is true
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Io Orgasm ce l’ho ma non sono mai andata al di là di un semplice “beeeello!” 😂
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